mercoledì 20 maggio 2009

Degrado al San Donato

È una gradevole mattina di aprile, una domenica per la precisione, quando decido di farmi quattro passi per via Della Villa, una traversa di via Garavaglia, (che per intenderci è la strada del Liceo Scientifico Niccolò Copernico).
Imboccata la strada, non molto grande, ci si lascia in fretta alle spalle il nuovo quartiere, i lavori per la nuova area pedonale, e ci si dimentica di quanto siano vicini gli uffici della Regione Emilia Romagna, e il quartiere fieristico.
La prima cosa che si nota è lo stato di abbandono del retro del liceo scientifico, mi faccio spiegare dal mio ragazzo, che ha frequentato proprio quella scuola, che quell’area è lasciata a sé stessa perché il parcheggio sotterraneo ivi costruito non è a norma, e i lavori per metterlo in sicurezza non sono nemmeno partiti. Pazienza, mi dico, un altro ennesimo spreco, di quelli che si vedono nei servizi di Striscia la Notizia. Osservo con un po’ di rammarico la rampa semi sommersa dalle erbacce e i cancelli arrugginiti in parte ripiegati su se stessi. Alla fine, decido di passare oltre e riprendo a camminare. Sulla mia destra, nel mezzo di un bel parco (un po’ incolto, ma nemmeno troppo) sorge un asilo, e tutto sommato sono compiaciuta del fatto che ci sia anche qualche elemento di novità.
Via Della Villa, in effetti, non è esattamente quello che definirei un esempio di rinnovamento, ma di per sé sarebbe piacevole, la case sono tutte villette a due piani, tre al massimo, in stile marittimo per intenderci, e la via non è di passaggio, quindi abbastanza tranquilla. Persino gli stabilimenti del materassificio che sorgono alla fine sembrano inserirsi bene nel contesto. Ma ci sono un paio di elementi che stonano: in primis, un piccolo pezzo di terra, recintato, al cui interno sorge un gabbiotto dell’Enel. Fin qui, nulla di male: ma se lo sguardo si abbassa, incrocia per forza di cose l’orrido insieme di detriti e sporcizia che qualche incivile ha pensato bene di buttare dall’altra parte della rete, rendendolo così irrecuperabile. Storco il naso. Il degrado così palese lo farebbe storcere a chiunque. Certo, anche questi fabbricati lasciati a sé stessi fanno venire un po’ il nervoso, ma com’è possibile che un ente locale non promuova la riqualificazione di questi edifici?
Ma la sorpresa più grande deve ancora venire: sono ormai giunta alla fine della strada e sulla sinistra vedo dei palazzi di recente ristrutturazione, molto carini noto, con i loro mattoni a vista e i fiori alle finestre, ma poi il mio sguardo si posa sul fabbricato a cui questo edificio è unito: completamente abbandonato. Sul cancello arrugginito vedo un cartello nuovo di zecca, mi avvicino per dare un’occhiata, ma ci arriva prima il mio ragazzo: “Stanno facendo dei lavori per togliere la copertura.” Mi dice, leggendo.
“Copertura?” Domando a me stessa. La dicitura non mi suona nuova. In effetti, rifletto meglio, mi è capitato spesso di leggere o sentire di edifici la cui copertura è stata rimossa. Ma in quei casi c’era sempre di mezzo l’amianto. E qui? Mi chiedo. È possibile che anche qui, tra un Liceo Scientifico, un asilo, la Fiera e gli uffici della Regione ci sia un edificio con dell’amianto? Per giunta con le case di fianco ristrutturate di fresco? Sembra impossibile che un Quartiere abbia approvato un piano per un’area pedonale, per costruirsi una nuova sede, e solo ora abbia deciso di smantellare un edifico contaminato dall’amianto. Eppure …

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